Classe energetica immobili: cosa dice la Direttiva UE

Si chiama EPBD (Energy performance building directive), ma è conosciuta come direttiva ‘case green’. Dopo un iter durato un anno, il parlamento europeo ne ha varato il testo definitivo lo scorso 12 marzo 2024.

La direttiva si inserisce all’interno di una strategia su larga scala: l’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 a effetto serra e il consumo di energia entro il 2030, con la prospettiva della neutralità climatica entro il 2050.

Obiettivi ambiziosi non c’è dubbio; per raggiungerli la strada passa anche da una verifica della classe energetica degli immobili residenziali e, di conseguenza, da un’eventuale messa in regola. Questo è il focus della nuova direttiva Ue.

Vediamo in concreto come stanno le cose. Innanzitutto, c’è da sottolineare che rispetto alla prima versione, il testo approvato è meno restrittivo: questo per venire incontro alle controproposte di diversi governi europei, Italia in primis. Come specifica fiscomania.com: “Tutti i nuovi edifici devono essere almeno a energia quasi zero (e dal 2028 a emissioni zero). Inoltre, è necessario fissare i requisiti minimi di tutti gli edifici che subiscono una ristrutturazione significativa”

Classe energetica immobili: la situazione in Italia

Secondo l’ultimo report dell’Istat, l’Italia si ritrova a dover fare i conti con un patrimonio immobiliare vecchio e poco “green”, con circa 1,8 milioni di edifici residenziali in classi energetiche basse (D o G) sul totale di 12 milioni.

Fortunatamente l’Italia può avvalersi delle deroghe sugli edifici previsti dalla Commissione europea. Così facendo, potremo ottenere una revisione degli standard minimi. Queste deroghe saranno applicate fino al 22% degli immobili, inclusi circa 2,6 milioni di fabbricati residenziali in Italia, e non andranno oltre il 1° gennaio 2037. È quanto si legge sempre su fiscomania.com. Per leggere l’articolo completo clicca qui. Se desideri consultare per intero il testo della direttiva UE sulle case green vai a questo link.

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